lunes, 8 de octubre de 2012

Venezuela: Chávez eletto Presidente fino al 2019



Siamo nel paese dove i trasporti pubblici crescono, nel paese dove chi ha meno di 4 anni e più di 65 non deve pagare il biglietto, nel paese in cui gli studenti hanno uno sconto del 75% sui mezzi pubblici. A Caracas succede anche che nei primi mesi una nuova linea sia gratis (vedi il “MetroCable di San Augustín”).

Siamo nel paese dove non si vota con la matita: il voto è elettronico, ma comunque si esce dalla cabina con uno scontrino, il quale va imbucato per lo spoglio manuale del 10% delle urne. Siamo in America Latina e negli ultimi 14 anni nessun osservatore internazionale ha potuto denunciare brogli; lo stesso avversario di Chávez ha subito riconosciuto la propria sconfitta. Siamo nel paese dove a poche ore dalla chiusura dei seggi vengono comunicati i risultati elettorali con una copertura vicina al 100%.

Siamo nel paese dove esiste la revocabilità del mandato. In pratica, a metà mandato e con una raccolta firme, si può presentare un referendum revocatorio di qualsiasi incarico di elezione popolare: dal Presidente della Repubblica ai Consiglieri Comunali, passando per Sindaci e Governatori. Al di là della retorica messianica che vuole, da un lato, Chávez e il Processo Bolivariano come la medicina giusta per risolvere i problemi di un paese, dall’altro, Chávez e il Processo Bolivariano come la causa di tutti i mali di un paese.

Prima ancora di aprire dibattiti, fomentare critiche e proposte politiche alternative, in Europa dobbiamo sapere cosa si sta conquistando in Venezuela e qual è l’avversario istituzionale del Processo Bolivariano, iniziato nel 1998. In sostanza, la Destra alla venezuelana ha poco di originale e propone le ricette che in altre lingue abbiamo ascoltato più volte e che combattiamo almeno da 20 anni.

Dal canto suo, la Sinistra alla venezuelana - uscita vincente con il 54% dei voti - ha delle contraddizioni che bisogna indagare a fondo, non solo nella superficie di chi vede il Dio o il Diavolo politico lì dove vede una maglietta rossa. La stretta in una mentalità bipolare, la reale possibilità di trasformazione dal basso, l’effetto camomilla che offrono importanti conquiste calate dall’alto, sono solo alcuni aspetti da considerare quando in gioco c’è la trasformazione di una società.

Un esempio breve: i Comitati di Quartiere (in Venezuela: Consejos Comunales)
Dal 2006 una legge permette ad un gruppo promotore di costituire entro due mesi un Consejo Comunal in un’area urbana da massimo 400 famiglie. Rivista in alcune parti nel 2009, la legge permette la costituzione del Comitato di Quartiere solo se alla prima assemblea è presente il 10% di queste famiglie: ogni famiglia può portare un solo membro e la sua età deve essere superiore ai 15 anni. L’assemblea del quartiere elegge almeno una dozzina di portavoce (ambiente, salute, istruzione, cultura…) che avranno un incarico di appena due anni.

Oggi in ogni angolo del Venezuela è stato costituito un Consejo Comunal (nelle aree rurali sono sufficienti 10 famiglie per la sua costituzione). Nati per abbattere intermediari pericolosi nella distribuzione delle risorse dal governo centrale alle realtà locali, tutti i Consejos Comunales sono registrati presso il Ministero per la Partecipazione. Alcuni Comitati di Quartiere sono diventati il luogo dove una comunità conduce la lotta per la difesa e la crescita del proprio territorio; altri riescono in un modo o nell’altro a difendere solo interessi di parte. 

Nei fatti, in Venezuela abbiamo delle micro-istituzioni che hanno l’ultima parola sul proprio territorio. Abbiamo dei Comitati di Quartiere regolati tutti da una stessa legge. Tuttavia, politicamente, queste comunità fanno riferimento sempre e comunque all’Esecutivo Nazionale, il quale attraverso decisioni politiche o elezioni nazionali può decidere il destino di queste esperienze comunitarie. Un esempio fra tanti, se si vuole.  

Fabio Avolio 

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