Siamo nel paese dove i trasporti pubblici crescono, nel
paese dove chi ha meno di 4 anni e più di 65 non deve pagare il biglietto, nel
paese in cui gli studenti hanno uno sconto del 75% sui mezzi pubblici. A
Caracas succede anche che nei primi mesi una nuova linea sia gratis (vedi il “MetroCable di San Augustín”).
Siamo nel paese dove non si vota con la matita: il voto è
elettronico, ma comunque si esce dalla cabina con uno scontrino, il quale va imbucato
per lo spoglio manuale del 10% delle urne. Siamo in America Latina e negli
ultimi 14 anni nessun osservatore internazionale ha potuto denunciare brogli;
lo stesso avversario di Chávez ha subito riconosciuto la propria sconfitta.
Siamo nel paese dove a poche ore dalla chiusura dei seggi vengono comunicati i
risultati elettorali con una copertura vicina al 100%.
Siamo nel paese dove esiste la revocabilità del mandato. In
pratica, a metà mandato e con una raccolta firme, si può presentare un
referendum revocatorio di qualsiasi incarico di elezione popolare: dal
Presidente della Repubblica ai Consiglieri Comunali, passando per Sindaci e
Governatori. Al di là della retorica messianica che vuole, da un lato, Chávez e
il Processo Bolivariano come la medicina giusta per risolvere i problemi di un
paese, dall’altro, Chávez e il Processo Bolivariano come la causa di tutti i
mali di un paese.
Prima ancora di aprire dibattiti, fomentare critiche e
proposte politiche alternative, in Europa dobbiamo sapere cosa si sta conquistando
in Venezuela e qual è l’avversario istituzionale del Processo Bolivariano,
iniziato nel 1998. In sostanza, la Destra alla venezuelana ha poco di originale
e propone le ricette che in altre lingue abbiamo ascoltato più volte e che
combattiamo almeno da 20 anni.
Dal canto suo, la Sinistra alla venezuelana - uscita
vincente con il 54% dei voti - ha delle contraddizioni che bisogna indagare a
fondo, non solo nella superficie di chi vede il Dio o il Diavolo politico lì
dove vede una maglietta rossa. La stretta in una mentalità bipolare, la reale
possibilità di trasformazione dal basso, l’effetto camomilla che offrono importanti
conquiste calate dall’alto, sono solo alcuni aspetti da considerare quando in
gioco c’è la trasformazione di una società.
Un esempio breve: i Comitati di Quartiere (in Venezuela: Consejos Comunales)
Dal 2006 una legge permette ad un gruppo promotore di
costituire entro due mesi un Consejo
Comunal in un’area urbana da massimo 400 famiglie. Rivista in alcune parti
nel 2009, la legge permette la costituzione del Comitato di Quartiere solo se
alla prima assemblea è presente il 10% di queste famiglie: ogni famiglia può
portare un solo membro e la sua età deve essere superiore ai 15 anni. L’assemblea
del quartiere elegge almeno una dozzina di portavoce (ambiente, salute,
istruzione, cultura…) che avranno un incarico di appena due anni.
Oggi in ogni angolo del Venezuela è stato costituito un Consejo Comunal (nelle aree rurali sono
sufficienti 10 famiglie per la sua costituzione). Nati per abbattere
intermediari pericolosi nella distribuzione delle risorse dal governo centrale
alle realtà locali, tutti i Consejos
Comunales sono registrati presso il Ministero per la Partecipazione. Alcuni
Comitati di Quartiere sono diventati il luogo dove una comunità conduce la lotta
per la difesa e la crescita del proprio territorio; altri riescono in un modo o
nell’altro a difendere solo interessi di parte.
Nei fatti, in Venezuela abbiamo delle micro-istituzioni che
hanno l’ultima parola sul proprio territorio. Abbiamo dei Comitati di Quartiere
regolati tutti da una stessa legge. Tuttavia, politicamente, queste comunità
fanno riferimento sempre e comunque all’Esecutivo Nazionale, il quale
attraverso decisioni politiche o elezioni nazionali può decidere il destino di
queste esperienze comunitarie. Un esempio fra tanti, se si vuole.
Fabio Avolio
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